Sono nata sotto il segno dell’eleganza e dell’attenzione, e da sempre mi è stato affidato il compito – solenne, direi – di vegliare su queste terre. Nulla, e ripeto nulla, sfugge al mio occhio acuto. Nemmeno una foglia che osa frusciare fuori battuta.

Ebbene sì, vi accompagnerò. Seguitemi, in punta di piedi, lungo il viale principale. Gli umani, appena arrivati, restano zitti – non per timore, nossignore, ma per puro stupore. Ai lati, una parata di piante slanciate, dritte come flauti di corte. Tutto perfettamente allineato in una “L”… come “Lirica”, “Libertà”, oppure – se proprio ci tenete – “Lattuga”. Ma suvvia, quella è un’altra faccenda.

Poi, signori miei, si apre il cuore palpitante della proprietà. Un teatro naturale, un anfiteatro di verzura! Alberi tondi, generosi, danzanti nella brezza: tigli, querce giovinetti, forse anche qualche gelso vanitoso. Nessun palco, nessun sipario: solo il cielo, l’erba e la magia.

La sera, quando il sole si tuffa dietro il colle come un attore al finale, noi creature del posto ci ritroviamo lì. Non per pettegolezzi – siamo artisti! Recitiamo. Sì, recitiamo! Io, Amelia, spesso dirigo… ma non mi tiro indietro se serve una comparsa. L’ultima volta? La Traviata! La volpe era una Violetta straziante, e il tasso – Alfredo con baffi finti. L’assolo della civetta? Indimenticabile. Persino il gufo, quel vecchio scontroso, ha tirato su col becco.

E ora, cerchiamo un umano.
Sissignore. Una persona di gusto, che voglia abbracciare questo luogo: viverlo, amarlo, trasformarlo in spazio per eventi, sogni, magari un allevamento mi manca molto vedere piccoli batuffoli che si rincorrono nel prato.

C’è una casa grande, su due – forse tre – piani, ancora al grezzo, che aspetta solo d’essere rifinita con amore. Poi, a poca distanza, un capannone alto alto! Nei giorni di pioggia lo usiamo come stadio: sì, le Olimpiadi dei Pennuti! Salto del posatoio, slalom tra balle di fieno, e gare di canto a squadre.

Sotto tutto questo, un interrato – oseremmo dire: una cripta moderna – di 370 metri quadri. Noi lo chiamiamo “il ventre del sogno”. Praticamente una meraviglia.

Il tutto è a Riese Pio X, provincia di Treviso, in posizione deliziosamente strategica. Immerso nel verde, ma a un battito d’ala da tutto ciò che serve. Un equilibrio perfetto – come un acuto tenuto alla perfezione.

E ora vi lascio: devo sistemare il coro per domani. Faremo Il Barbiere di Siviglia. Pino il porcospino è in preda all’emozione.

Voi, contattateci. Venite. Vi aspettiamo – piumati e pronti.
Con stima, grazia e un pizzico di penna teatrale.
Amelia, Oca di Scena.